La scorsa settimana ci eravamo lasciati con l’evoluzione della storia della pedagogia fino agli anni della seconda guerra mondiale, questo lunedì invece andremo a vedere cosa successe dopo .
Nacque la guerra fredda, cioè la contrapposizione tra miti ed unione sovietica, si avviò il processo di decolonizzazione e si delineò il cosiddetto terzo mondo nacque poi europea alla fine della guerra sociale più importanti ci furono la globalizzazione l’aumento della disuguaglianza o se no migratori e la rivoluzione scientifica ed economica e tecnologica dell’informazione e della comunicazione anche grazie alla televisione e alla radio.
Grazie alla globalizzazione ci fu un processo di scolarizzazione di massa, venne data particolare importanza anche all’educazione degli adulti. Sulla formazione nasce un vero e proprio mercato poiché sono state più importanti le attività formative formali e non formali e quelle di formali non legate ai tempi luoghi specifici ma sport o un culto.
Nel1972 l’UNESCO descrive nel suo rapporto le tre idee chiave: importanza di apprendere ad apprendere, l’educazione permanente e la prospettiva della comunità educante.
Per quanto riguarda l’Italia dopo il 1945 l’avviamento della scuola torno piano piano alla faticosa normalità ,ma tra la fine degli anni 50 e primi anni 60 la società italiana sentì l’esigenza di cambiamento e fu proprio qui che crebbe la domanda di formazione. La più grande rivoluzione fu quella di finire la scuola media, anche perché spesso erano proprio le famiglie e a non volere che i figli si dedicassero a studiare piuttosto che a lavorare.
Una figura importante fu quella di Lorenzo Milani che si impegnò per iscrivere i giovani poveri a scuola, così da farli scappare dalla propria condizione familiare. Fu lui a fondare la scuola di Barbiano, che trova i suoi principi nella centralità della parola, come si evince nella sua opera più importante “Lettera a una professoressa”.
Brother al contrario dei comportamenti vuole privilegiare la formazione delle categorie e delicatezza del pensiero la sua teoria dell’istruzione investe l’oggetto dell’insegnamento il curriculum c’è la padronanza di capacità lo strutturalismo pedagogico il programma aspirare e il meta linguaggio e il problem solving. Insieme a Brother, un altro esponente da citare fu piacere che sviluppò la teoria stadiale, ovvero le quattro fasi dello sviluppo del bambino la fase sensomotoria dagli zero ai tre anni ,(quella in cui si va dai tre ai sette quella operatorio concreto dai sette all’11 e quello ipotetico deduttiva dagli 11 ai 14 da questo approccio) fu Brunner che inoltre sviluppò le tre forme di rappresentazione. Da citare è anche Vygotskij che studiò la zona di sviluppo prossimale, per lui lo sviluppo dell’intelligenza del bambino è legato all’influenza dell’ambiente sociale, al il gioco, all’immaginazione e la creatività che sono tutti elementi centrali anche per lo sviluppo del linguaggio che ha due funzioni quella emotiva e quella sociale. La zona di sviluppo prossimale si descrive in sintensi, come livello intellettuale del bambino, in un dato momento e il potenziale livello che può raggiungere ,se stimolato correttamente.
Tra la fine degli anni 900 inizio degli anni 2000 si svilupparono anche nuove teorie e metodi e prese importanza la programmazione didattica grazie all’apprendimento personalizzato dando una dimensione sociale collaborativa all’apprendimento. Dagli anni 2000 iniziano a essere introdotte nelle scuole le nuove tecnologie, utilizzate come strumenti di apprendimento scolastici.
Grazie per aver seguito questa rubrica e a presto con nuovi appuntamenti, cosa vi piacerebbe approfondire?
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